Giuseppe Zanda

Medico psichiatra psicoterapeuta

Dr. Giuseppe Zanda, psichiatra psicoterapeuta. Via Consani 80, Lucca.

Sito web che raccoglie pubblicazioni e interventi svolti negli ultimi anni. Gli articoli sono a carattere scientifico e divulgativo.

Piante allucinogene d’abuso
Giuseppe Zanda
Università di Pisa
Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie
Master post laurea di II livello in “Dipendenze patologiche”
Pisa, 24 febbraio 2009

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Premessa

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Il forte desiderio, che porta l’uomo a sfuggire dalla monotonia
della vita quotidiana, gli ha fatto istintivamente scoprire strane
sostanze...

la maggior parte di esse sono prodotti del regno vegetale,
nella cui silenziosa crescita e nella cui abbondanza creativa
l’uomo non è ancora pienamente penetrato.

Queste sostanze, da una parte, ci conducono nelle profondità
più oscure dell’instabilità  mentale e della precarietà del corpo,
dall’altra, ad ore di estasi, di felicità ed ad uno stato tranquillo
della mente.

Louis Lewin, 1924

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    Perchè una lezione sulle piante allucinogene,
un argomento che potrebbe sembrare superato, demodè,
in questi anni nei quali si è assistito
alla comparsa nel mondo ricreazionale dei giovani
di una enorme quantità di sostanze di sintesi
con proprietà stimolanti-allucinogene e/o dissociative?

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    Il fatto è che oggi l’uso e l’abuso di sostanze allucinogene,  comportamenti molto distanti dalla cosiddetta “rivoluzione psichedelica” degli anni ’60 del secolo scorso,
rientrano nel sempre più diffuso atteggiamento giovanile di “sensation seeking” e di ricerca dello sballo (“high”),
le cui motivazioni devono ancora essere pienamente comprese.

    In questa ricerca di sensazioni forti e di novità
provare esperienze con sostanze allucinogene,
fornite da madre natura,
non sintetizzate in freddi laboratori, spesso squallidi e clandestini, possiede un valore aggiunto e, a quanto appare, molto appetibile.

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    Nella pratica dei SerT queste esperienze risultano, in genere, di contorno all’abuso di altre sostanze (eroina, alcol, cocaina) e difficilmente potrà accadere che qualcuno chiederà di essere aiutato a superare una dipendenza da piante allucinogene (se siesclude la dipendenza da cannabis, che, come sostanza d’abuso allucinogena, ha una posizione molto particolare).

    L’argomento, perciò, potrebbe sembrare più di competenza dei Servizi di medicina d’urgenza e dei Servizi di tossicologia, che con maggiore probabilità hanno a che fare con casi che presentano una sintomatologia allucinatoria e/o confusionale, il più delle volte acuta, di difficile inquadramento.


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    Tuttavia, proprio per quanto già accennato, anche per gli operatori dei servizi per le dipendenze patologiche e
dei servizi psichiatrici
è importante conoscere questo argomento al confine tra tossicologia, addictologia e psichiatria.

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Nei paesi occidentali si sapeva poco delle sostanze allucinogene fino agli anni ’60 del secolo scorso quando,
contemporaneamente alla difesa di una nuova cultura degli psichedelici, icone della contestazione,
le stesse assunsero la funzione di catalizzatori di un immenso cambiamento della società.

    L’uso degli allucinogeni sembrò scomparire fino alla fine degli anni ’90, quando cominciò a presentarsi una sorta di revival dell’interesse nei loro confronti.

    

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Oggi in letteratura vi è un crescente allarme per la
rinascita dell’uso delle sostanze psicoattive di origine vegetale, dovuta


alla pronta disponibilità della pubblicità e delle informazioni su di esse via Internet,

alle culture dei rave e degli stati di trance basati sulla danza,

all’aumento dei fenomeni migratori e degli imports ed exports,

all’ intrecciarsi di molte culture


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    In natura esiste un’ampia riserva di sostanze medicinali e di sostanze tossiche, di cui molte ancora da scoprire o da conoscere a fondo dal punto di vista
della sicurezza,
dell’efficacia,  
delle interazioni farmacologiche.

    Ad esclusione di un piccolo gruppo di sostanze rigidamente controllate, la maggior parte delle piante in grado di produrre effetti allucinogeni sono facilmente diponibili e, quindi, continuano ad essere consumate per scopi
sperimentali,
ricreazionali,
  spirituali.

    In genere le piante allucinogene sono state descritte come sostanze innocue, eppure la loro natura imprevedibile rende l’intossicazione dalle stesse potenzialmente pericolosa.


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    Le popolazioni più a rischio di abuso di queste piante sono i giovani, in particolare gli adolescenti.

    L’aumento dell’utilizzo di sostanze psicoattive contenute in certe piante da parte dei giovani e la facilità con cui spesso sono ottenibili informazioni imprecise e incomplete su di esse rendono necessario che clinici, genitori, insegnanti, forze dell’ordine e politici siano sempre più consapevoli dei rischi connessi al loro uso ed abuso.

    A questo riguardo Internet può costituire anche un mezzo efficace per la diffusione di informazioni corrette su queste sostanze.


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Introduzione

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Le piante allucinogene sono da sempre usate e abusate dal genere umano.
 
Sostanze allucinogene si riscontrano in natura in molte specie di funghi, in cactus e in numerose altre piante che hanno fiori.

Per secoli queste sostanze sono state associate alla religione, alla magia nera e alla medicina, e nei nostri giorni sono state oggetto di un gran numero di canzoni e di storie nonchè di illustrazioni e di libri per bambini.

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La scoperta e la descrizione delle piante allucinogene del nuovo mondo, che rappresentano la stragrande maggioranza delle piante allucinogene conosciute, si deve ai botanici esploratori del XIX secolo, tra i quali una particolare menzione va riservata all’inglese Richard Spruce (1817-1893), che, dopo aver
viaggiato nei Pirenei, nel 1849 seguì Alfred Russell Wallace e Henry Walter Bates in Amazzonia e sulle Ande, raccogliendo e catalogando migliaia di piante.

Richard Spruce (1817-1893)

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Le prime ricerche scientifiche sulle piante allucinogene iniziarono verso la fine del XIX secolo.

Nel 1924 il medico, farmacologo e tossicologo tedesco Louis Lewin (1850-1929) pubblicò la monografia “Phantastica (Gebundene Ausgabe)” (edito in italiano dalla Vallardi nel 1928 con il titolo “Phantastica. Droghe stupefacenti ed eccitanti”).

In quest’opera pionieristica, Lewin descrisse gli effetti e l’uso rituale e voluttuario delle varie sostanze, inseguendone anche le tracce nella storia della letteratura e nelle fiabe, propose una classificazione delle sostanze e delle piante psicoattive e chiamò phantastica quelle piante che

«causano un’evidente eccitazione cerebrale sotto forma di allucinazioni, illusioni e visioni... seguite da incoscienza e da altri sintomi di alterazione cerebrale».

Louis Lewin (1850-1929)

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Classificazione delle sostanze e delle piante psicoattive secondo Lewin (1924)
        
Provocano illusioni sensoriali
peyote, cannabis, funghi (amanita muscaria e psilocibe), solanacee (datura, brugmansia, giusquiamo), banisteriopsis caapi
Phantastica
(allucinogeni o enteogeni)
Inducono il sonno
cloralio, paraldeide, bromuro di potassio, kava
Hypnotica
(tranquillanti o ipnotici)
Causano sedazione mentale
oppio, morfina, codeina, cocaina
Euphorica   
(euforizzanti o narcotici)
Stimolano la mente
canfora, betel, khat, caffeina, cacao, tabacco
Excitantia       (eccitanti)
Causano eccitamento seguito da depressione cerebrale
alcol, cloroformio, etere, benzene
Inebriantia    (inebrianti)
Effetti
Sostanze e piante

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A partire dal 1938 al campionario delle sostanze allucinogene naturali si aggiunsero composti con proprietà allucinogene sintetizzati nei laboratori chimici.

Nel 1938, infatti, il chimico svizzero Albert Hofmann (1906-2008), deceduto ultracentenario nell’aprile del 2008, sintetizzò nei laboratori della Sandoz l’LSD 25, dietilamide dell’acido lisergico, la venticinquesima delle molecole sintetizzate a partire dell’alcaloide della segale cornuta (ergot), delle quali studiava gli effetti sul sistema circolatorio.


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Cinque anni dopo, nel 1943, Hofmann ingerì accidentalmente una piccola quantità di LSD 25, sostanza in seguito nota semplicemente come LSD, ed ebbe una sconvolgente esperienza personale di tipo allucinatorio.


Dopo ulteriori studi l’LSD venne proposto dalla Sandoz come farmaco, chiamato Delysid, con specifiche e limitate indicazioni:
 
come adiuvante nella psicoterapia analitica,  
come mezzo per lo studio della natura delle psicosi (va ricordato che fin dagli inizi del XX secolo erano stati compiuti numerosi esperimenti con la mescalina per studiare le psicosi schizofreniche).


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Dopo la sintesi in laboratorio della prima sostanza chimica in grado di produrre nell’uomo esperienze allucinatorie, simili a quelle che fino ad allora si ottenevano solo mediante l’uso di prodotti vegetali naturali, gli allucinogeni naturali e gli allucinogeni sintetici o semisintetici hanno alternativamente o insieme calcato sempre di più e con prevalenti finalità ricreazionali il palcoscenico della commedia umana nel mondo occidentale.

L’ingresso dello studio delle sostanze allucinogene nei laboratori scientifici ha portato come conseguenza, nella prima metà del XX secolo, anche l’avvicinamento di discipline in  precedenza distanti, che ampiamente si sovrapposero e reciprocamente si arricchirono.

Lo studio delle sostanze allucinogene è attualmente un campo di interesse comune di botanici, farmacologi, chimici e psichiatri, che si riconoscono in discipline, quali l’etnobotanica, l’etnofarmacologia, l’etnotossicologia e l’etnopsichiatria.


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Dopo la sconvolgente scoperta degli effetti allucinogeni dell’LSD Hofmann entrò in contatto con R. Gordon Wasson (1898-1986), un ex-bancario americano, poi diventato uno dei più grandi studiosi di etnomicologia a livello mondiale e col micologo francese Roger Heim (1900-1979), che avevano effettuato numerosi viaggi per studiare le sostanze allucinogene utilizzate tradizionalmente in Amazzonia nei riti sciamanici.

Fu Roger Heim a portare in Europa il fungo Psilocybe mexicana, dal quale Hofmann estrasse la psilocibina e la psilocina.

Diversi anni dopo Hofmann e Wasson nel libro “Alla scoperta dei misteri eleusini” (1978)  sostennero che
 
    «La proprietà caratteristica degli allucinogeni, quella di rimuovere le barriere tra soggetto conoscente e il mondo esterno in un’esperienza estatico-emozionale, può rendere possibile, dopo opportune preparazioni interne ed esterne come quelle scrupolosamente curate ad Eleusi, un’esperienza mistica per così dire secondo il programma...»

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Già nel 1958 Aldous Huxley nel romanzo “Brave New World” aveva parlato di una sostanza, chiamata soma, che poteva servire

    «in parte come rimedio per gli inconvenienti che si potevano verificare nonostante, o a causa, della completa organizzazione razionale della vita nel Mondo Nuovo, ma in parte anche come fonte di esperienze estatiche e come alternativa alla religione».

Per la proprietà, sostenuta da alcuni ricercatori, di mettere l’uomo in contatto con il divino gli allucinogeni furono chiamati anche entheogeni ed il settore delle scienze che si occupava delle basi biologiche di tale proprietà venne definito neuroteologia.

Recentemente Benny Shanon, professore di Psicologia all’Università di Gerusalemme, in un articolo, che ha fatto molto scalpore, pubblicato su Time and Mind nel marzo 2008, ha sostenuto che le esperienze di Mosè descritte nella Bibbia sarebbero state dovute all’uso di sostanze allucinogene.

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I padri dell’etnobotanica e dell’etnofarmacotossicologia
Richard Spruce (1817-1893)
Richard E. Schultes (1915-2001)
Louis Lewin (1850-1929)
Albert Hofmann (1906-2008)
R. Gordon Wasson (1898-1986)
Roger Heim (1900-1979)

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Statuto scientifico degli allucinogeni

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Gli allucinogeni sono sostanze, chimicamente e farmacologicamente eterogenee, che causano allucinazioni, cioè notevoli distorsioni delle percezioni della realtà.

Sotto l’influenza degli allucinogeni si vedono immagini, si sentono suoni e si hanno sensazioni che sembrano reali ma che non esistono.

Alcuni allucinogeni provocano anche rapide e intense variazioni delle emozioni.

Gli allucinogeni causano i loro effetti distruggendo l’interazione delle cellule nervose e del neurotrasmettitore serotonina.

Il sistema serotoninergico, distribuito nel cervello e nel midollo spinale, è implicato nel controllo dei sistemi del comportamento, della percezione e della regolazione, compresi l’umore, la fame, la temperatura corporea, il comportamento sessuale e la percezione sensoriale.

NIDA, 2001

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Il termine allucinogeno enfatizza gli effetti delle sostanze sulla percezione.

Il termine psicotomimetico enfatizza che gli effetti su emozione, cognizione e percezione di queste sostanze assomigliano ai sintomi delle psicosi, che si presentano naturalmente.

Il termine psichedelico, più vago e meno restrittivo, proposto nel 1957 dallo psichiatra inglese Humphry F. Osmond (1917-2004) per indicare la proprietà di queste sostanze di “rivelare” la mente, di allargare la coscienza, ottenne un’immensa popolarità.

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Secondo Hoffer e Osmond (1967) gli allucinogeni “sono composti chimici che in dosi non tossiche producono variazioni delle percezioni, dei pensieri, dell’umore ma raramente confusione mentale e perdita di memoria”.

Secondo Hoffman (1973) gli allucinogeni “inducono profonde alterazioni psichiche associate alla variazione della percezione di spazio e tempo e della personalità senza alterazioni della coscienza”.

Queste due definizioni rispecchiano, in particolare, le caratteristiche degli allucinogeni di sintesi.

Per quanto riguarda, invece, gli allucinogeni ricavati dalle piante vedremo che per molti di essi, in specie gli alcaloidi del tropano di alcune solanacee, gli effetti corrispondono a stati di intossicazione, nei quali frequentemente si verificano alterazioni dello stato di coscienza.

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Le principali piante allucinogene d’abuso

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L’americano Richard Evans Schultes (1915-2001), considerato il padre della moderna etnobotanica e il degno successore di Richard Spruce e degli altri esploratori botanici dell’Amazzonia, classificò le piante allucinogene in due gruppi:

    1) quelle originarie del vecchio continente (Europa, Asia, Africa,  
        Australia),
    2) quelle originarie del nuovo mondo (Americhe).

Di tutte le numerosissime piante descritte da Schultes (1976) saranno prese in esame solo quelle che attualmente rivestono una certa importanza in quanto sostanze d’abuso nei paesi occidentali.

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1) Piante allucinogene del vecchio continente
Agarico muscario
Canapa indiana
Giusquiamo

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Agarico muscario

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 1
L’Amanita muscaria è un fungo il cui aspetto caratteristico (cappelle rosse rotonde da cui spuntano escrescenze di colore bianco) ha dato origine a molte leggende e molte fiabe. In inglese viene chiamato Fly agaric, in riferimento al suo utilizzo come insetticida: ingerito da mosche o zanzare (fly) ne provoca la morte.

L’Amanita muscaria si ritrova nelle isole britanniche, nel continente europeo, nel Nord America, in Siberia e in Asia ed è stato trasportato e ampiamente diffuso anche nell’emisfero australe, Nuova Zelanda, Australia, Sud America e Sud Africa.

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 2
I suoi principali costituenti sono i derivati isossazolici acido ibotenico e muscimolo (3-idrossi-5-aminometil-1-isossazolo), mentre la muscarina è contenuta in quantità insignificanti.

L’acido ibotenico è un agonista del recettore del glutamato, neurotrasmettitore eccitatorio.

Il muscimolo è un agonista del recettore GABA.
    Gli effetti neurotrasmettitoriali dell’Amanita muscaria assomigliano a quelli dell’acido γ-idrossibutirrico (GHB), che ad alte dosi produce depressione del sistema nervoso centrale ed effetti eccitatori.

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 3
Un solo fungo di Amanita muscaria, che contiene circa 6 mg di muscimolo e 60 mg di acido ibotenico, ingerito o fumato, è sufficiente a produrre segni clinici tossici.

Gli effetti combinati del muscimolo e dell’acido ibotenico, che compaiono una-due ore dopo l’ingestione, comprendono:
        intense allucinazioni, deliri,
        linguaggio indistinto,     
        atassia, vertigini, cefalea,
        nausea, vomito,
        incoscienza ed euforia “alcolica”.

Gli effetti anticolinergici sono molto modesti.

La sintomatologia da intossicazione dura circa 6-12 ore.

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 4
Una caratteristica specifica dell’Amanita muscaria è che, dopo essere stata ingerita, uno dei suoi componenti principali, l’acido ibotenico, è quasi tutto escreto immodificato nelle urine, per cui è possibile conservare e bere l’urina di un consumatore per rinnovare gli effetti allucinogeni già precedentemente sperimentati.

I Koryaks siberiani per primi scoprirono questa proprietà farmacocinetica ed erano soliti portare sulle loro slitte piccoli contenitori per tale scopo.

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 5
R. Gordon Wasson (1967) ipotizzò che la misteriosa sostanza chiamata Soma, cui sono dedicati 120 dei 1028 versi del più antico testo sacro conosciuto, il Rig Veda, scritto tra il 1500 e il 500 a.C. dagli Ariani che vivevano nella Valle dell’Indo e considerato il fondamento della religione indù, fosse l’Amanita muscaria.

Nel Rig Veda il Soma veniva descritto come una pianta senza radice e senza foglie, che possedeva proprietà divine e assicurava l’immortalità e l’ispirazione divina.
«Abbiamo bevuto il Soma; siamo diventati immortali, siamo giunti alla luce; abbiamo trovato gli dei».

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 6
É anche suggestivo che fin dall’inizio del XX secolo nell’Europa centrale l’immagine di questo fungo rosso con le macchie bianche sia stato diffusamente utilizzato nel periodo delle festività natalizie per i biglietti di auguri, e che i suoi colori siano proprio quelli dell’abito di Babbo Natale.

E le renne di Babbo Natale, che volano sopra le case portando sulla slitta i doni natalizi, non fanno forse venire in mente i tradizionali “voli” dei riti sciamanici?

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 7
Un intero capitolo del libro di Mordecai C. Cooke (1825-1914) The Seven Sisters of Sleep, pubblicato nel 1860 e considerato un classico della letteratura scientifica sugli stupefacenti, è dedicato all’Amanita muscaria.
Mordecai C. Cooke   (1825-1914)

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 8
«Funghi, che in un paese sono molto velenosi, in un altro sono mangiati senza alcun pericolo, come accade per l’Amanita muscaria, il fungo delle mosche, comune in Inghilterra, ove è sempre velenoso mentre nella Kamtschatka viene usato frequentemente come cibo [...]

il fungo in questione possiede proprietà sicuramente velenose, con effetti fatali a meno che tali proprietà non siano contrastate o eliminate mediante un metodo di preparazione specifico.

I russi e alcuni altri popoli conoscono questo metodo, che consiste nell’impregnare bene di sale i funghi prima di cucinarli [...]


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Agarico muscario (Amanita muscaria). 9
Ciò che la coca è per i boliviani e l’oppio per i cinesi, l’areca per i malesi e l’hashish per gli africani, il tabacco per gli europei e gli americani e lo stramonio per gli andini, l’Amanita muscaria è per i nativi della Siberia e della Kamtschatka [...]

Il modo di utilizzo di questa singolare sostanza consiste nell’appallottolarla in forma di bolo e di inghiottirla senza masticare [...]

Alcuni effetti prodotti da questo particolare narcotico sono simili a quelli prodotti dai liquori intossicanti, altri assomigliano agli effetti dell’hashish.

All’inizio provoca uno stato di allegria, cui subentrano vertigini ed ebbrezza, infine, in qualche caso, si ha una completa perdita di coscienza.


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Agarico muscario (Amanita muscaria). 10

 Le inclinazioni naturali dell’individuo vengono stimolate. Il ballerino esegue un pas d’extravagance, l’amante della musica si mette a cantare una canzone, il chiaccherone divulga tutti i suoi segreti, l’oratore si lascia andare ad una filippica ed il mimo ad una caricatura.

Sono di comune riscontro errori percettivi delle dimensioni e delle distanze, sia inghiottendo l’Amanita che la cannabis [...] Inoltre questo fungo possiede la proprietà di trasmettere le sue proprietà ai liquidi escreti [urine], rendendoli intossicanti... In Siberia i bevitori incalliti conservano le urine come prezioso liquore da utilizzare nel caso in cui ci sia scarsità del fungo. »

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Agarico muscario (Amanita muscaria). 11
«... E per provare l'effetto, rosicchiò con circospezione una briciola [di fungo]. Risentì una violenta scossa al mento; esso era andato a toccare la punta di un piede: spaventata per questo repentino cambiamento e conscia che non vi era un minuto da perdere, perché continuava a rimpicciolire continuamente, ebbe la prontezza di spirito di accostare alle labbra un altro pezzetto di fungo... Ma il mento era già così aderente al piede,che a stento poteva aprire la bocca... Fu subito ripresa dal terrore,non vedendo più le sue spalle. Non scorgeva che il collo, un lungo collo, immenso, che sembrava erigersi come una pertica... Con grata sorpresa constatò che il collo era molto elastico, e che poteva muoverlo in tutti i sensi con la massima facilità...»
Lewis Carroll - Alice nel paese delle meraviglie - 1865

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Canapa indiana

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Canapa indiana (Cannabis). 1
La Cannabis è la sostanza d’abuso illegale più utilizzata in molti paesi sviluppati. Da essa si ricavano la fibra di canapa, l’olio e un narcotico allucinogeno.

Originaria dell’Asia centrale, le prime notizie sul suo conto risalgono a un documento cinese risalente a più di 8000 anni fa. Nell’Asia Minore del XIII secolo gli Hashishins erano i membri di una setta che perpetrava delitti politici dopo aver assunto alte dosi di hashish: alcuni hanno sostenuto che dal loro nome sarebbe derivato il termine di “assassino”.

La Cannabis è chiamata in modi diversi nei diversi paesi: per esempio, è chiamata dagga in Africa, kif in Marocco, bhang e ganja in India.

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Canapa indiana (Cannabis). 2
I suoi costituenti attivi sono denominati cannabinoidi: delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), cannabidiolo e cannabinolo.

Tutte le parti della pianta femmina contengono THC e sono tossiche.

La Cannabis è fumata o ingerita e viene diversamente denominata in base alla parte della pianta che viene consumata.
 Le foglie seccate, schiacciate e fumate si chiamano marijuana e contengono circa 1-6% di THC.
 La resina, ricavata dalle piante femmina da poco fertilizzate, si chiama hashish, è più potente della marijuana, può essere fumata o mangiata dopo essere stata cotta al forno e contiene 6-10% di THC.
 L’olio concentrato, chiamato olio di hashish, è la forma di Cannabis più potente, viene fumato e contiene 15-60% di THC.

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Canapa indiana (Cannabis). 3
Gli effetti clinici della Cannabis comprendono:
        senso di benessere,
        disinibizione,
        distacco,
        ideazione paranoica,
        allucinazioni,
        irrequietezza.

A lungo termine sono stati riportati effetti sulla motivazione, sulla cognitività e sui sistemi respiratorio e riproduttivo.

Se fumata gli effetti compaiono entro pochi minuti, se ingerita compaiono entro un periodo di tempo che va da una a tre ore a seconda della presenza o meno di cibo nello stomaco.

I sintomi durano circa 3-4 ore.

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Giusquiamo

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Giusquiamo (Hyoscyamus niger). 1
Nell’antichità lo Hyoscyamus niger (in inglese Henbane) era la pianta magica e medicinale più comunemente usata in Europa.

Il medico greco Ippocrate ne somministrava i semi nel vino per curare la febbre, il tetano e i disturbi ginecologici.

In tutte le epoche è stata utilizzata per le sue ben note proprietà psicotrope, principalmente caratterizzate da senso di dissoluzione o distorsione del corpo, sensazione di volare, allucinazioni erotiche.

Da sottolineare anche la totale amnesia successiva al periodo dell’intossicazione.

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Giusquiamo (Hyoscyamus niger). 2
Sebbene non sia possibile determinarne con esattezza l’origine, si ritiene che lo Hyoscyamus niger provenisse dalle regioni mediterranee dell’Asia Minore e dal Nord Africa, da dove si diffuse in Pakistan, India e Cina e, successivamente, nel Nord Europa e, ad opera degli spagnoli, nelle coste americane.

Gli antichi Greci consideravano la pianta dello Hyoscyamus niger sacra ad Apollo, ed oggi molti studiosi ritengono che fosse una delle sostanze utilizzate dall’oracolo di Apollo a Delfi.

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Giusquiamo (Hyoscyamus niger). 3
Si ritiene che lo Hyoscyamus niger, conosciuto nel Medio Evo come “erba delle streghe” (nome dato in seguito anche alla Datura stramonium), fosse uno degli ingredienti del loro malfamato unguento.

Si può anche ipotizzare che le streghe usassero il bastone della scopa come mezzo per applicare il loro unguento alle mucose così da farne il veicolo di voli erotici dell’immaginazione.

Nel Medio Evo le proprietà afrodisiache dello Hyoscyamus niger venivano sfruttate anche nella preparazione di pozioni ammalianti e amorose.

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Giusquiamo (Hyoscyamus niger). 4
In generale le caratteristiche chimiche, le modalità di consumo e gli effetti clinici dello Hyoscyamus niger sono simili a quelli delle altre solanacee contenenti gli alcaloidi del tropano.

Gli alcaloidi del tropano (iosciamina, atropina e scopolamina o ioscina) agiscono mediante un meccanismo di inibizione competitiva dell’acetilcolina a livello dei recettori muscarinici post-sinaptici centrali e periferici e sono assorbiti rapidamente attraverso la cute intatta, le mucose e il tratto gastrointestinale.
iosciamina
scopolamina o ioscina
atropina

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Giusquiamo (Hyoscyamus niger). 5
L’intossicazione da giusquiamo si presenta clinicamente con i sintomi dell’avvelenamento anticolinergico, che possono durare da ore a giorni:

    tachicardia, ipertensione, iperpiressia, irrequietezza motoria, midriasi, amnesia, confusione, dissociazione, allucinazioni (uditive, visive e anche di tipo lillipuziano), deliri, euforia e, talvolta, bizzarri gesti autolesivi.

La visione offuscata (midriasi) e il mal di testa possono durare per settimane.

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Giusquiamo (Hyoscyamus niger). 6
Tutte le piante della famiglia delle solanacee, compreso lo Stramonio (Datura stramonium) originario del nuovo mondo,  sono state usate nella storia per il trattamento medico di molte malattie, in particolare del raffreddore e dell’asma.

Oggi, nei paesi occidentali, le case farmaceutiche utilizzano i loro fiori per estrarre atropina, ioscina e iosciamina per la preparazione di numerosi farmaci da banco e oftalmologici.
Fiore dello Stramonio

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2) Piante allucinogene del nuovo mondo
Funghi psilocibinici
Ayahuasca
Peyote
Salvia
Stramonio
Tromba dell’angelo

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Funghi psilocibinici

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Funghi psilocibinici (Psilocybe). 1
Le testimonianze dei primi conquistatori e viaggiatori in centro America, insieme a numerosi reperti come le pietre-fungo, risalenti al 2000 a.C., indicano l'esistenza di un culto antichissimo dei funghi psilocibinici, specialmente in Guatemala e Messico, perdurato fino ai giorni nostri.

Almeno fino dal IV secolo a.C. questi funghi allucinogeni vennero considerati sacri e furono chiamati Teonanactl (“carne degli dei”) dagli Aztechi.

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Funghi psilocibinici (Psilocybe). 2
Schultes fu il primo occidentale a partecipare a una velada (cerimonia di guarigione) a Huautla de Jimenez nello stato di Oaxaca nel 1937.
Da allora in poi, la fama di quel culto attrasse sempre più visitatori, studiosi e viaggiatori da ogni parte del mondo.
Nel 1953 sulle orme di Schultes, R. Gordon Wasson ebbe a Huautla dimostrazioni di chiaroveggenza e partecipò a cerimonie di guarigione, effettuate da curanderos mediante l’ingestione di funghi (Psilocybe mazatecorum).
Le cerimonie si svolgevano di notte con l'accompagnamento canoro del viaje da parte del curandero, che ingeriva i funghi dopo averli benedetti e successivamente riceveva, sotto forma di visioni o parlando con lo Spirito Santo, le informazioni richieste al fungo.

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Funghi psilocibinici (Psilocybe). 3
I funghi psilocibinici, Psilocybe cubensis o Stropharia Cubensis, Psilocybe semilanceata, Psilocybe cyanescens e le specie affini (conosciuti anche con i termini inglesi Magic mushrooms, Liberty caps, Blue legs o Golden caps), si ritrovano generalmente nel letame del bestiame (bovini, equini) e nelle foreste in tutto il mondo.
Psilocybe cubensis mexican
Psilocybe semilanceata

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Funghi psilocibinici (Psilocybe). 4
I loro costituenti principali sono gli indoli psilocibina (4-fosforilossi-N, N-dimetiltriptamina) ed il suo metabolita lipofilico, psilocina (4-idrossi-N, N-dimetiltriptamina), che sono termostabili e non sono inattivati dalla cottura o dal congelamento.

Questi composti, mangiati o bevuti sotto forma di tè, possiedono proprietà simil-LSD e causano alterazioni della funzione autonoma, dei riflessi motori, del comportamento e della percezione.
psilocibina
serotonina


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Funghi psilocibinici (Psilocybe). 5
Anche se in genere la quantità di funghi necessaria per produrre un effetto clinico significativo è enormemente variabile, in qualche luogo da due a sei funghi sono già efficaci.

Il tempo di insorgenza e la durata degli effetti sono rapidi ed il recupero si ha in genere entro 4-6 ore.

Gli effetti a breve termine sono rilassamento muscolare, atassia, midriasi, intense allucinazioni e stimolazione del sistema simpatico.

Sono stati descritti anche effetti a lungo termine, quali flashbacks, alterazioni della memoria, insorgenza di disturbi psichiatrici e tolleranza.
Psilocybe cubensis  coltivata a casa

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Ayahuasca

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Ayahuasca (Psychotria viridis + Banisteriopsis caapi ). 1
L’Ayahuasca, conosciuta anche con i nomi Hoasca, Yage e Natema, è (stata) usata da tribù indigene dell’Amazzonia da migliaia di anni in contesti sciamanici.

É un infuso ricavato dalle porzioni lignee tritate della liana Banisteriopsis caapi assieme alle foglie di un’altra pianta amazzonica, la Psychotria viridis.
N,N- Dimetiltriptamina (DMT)
Psychotria viridis

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Ayahuasca (Psychotria viridis + Banisteriopsis caapi). 2
harmine

harmaline

tetrahydroharmine
Banisteriopsis caapi

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Ayahuasca (Psychotria viridis + Banisteriopsis caapi). 3
Il costituente attivo principale della bevanda è la DMT (N,N-Dimetiltriptamina), presente non nella pianta Banisteriopsis caapi, ma nelle foglie della Psychotria viridis.

La DMT è un derivato della triptamina simile nella struttura alla serotonina ed è un potente allucinogeno se fumata, inalata o iniettata.

La DMT è inattivata dagli enzimi MAO nell’intestino: questa degradazione è inibita dagli anti-MAO-A reversibili contenuti nella pianta Banisteriopsis caapi.

Le sostanze, che possiedono questa attività anti-MAO, appartengono al gruppo delle β-carboline (armina, armalina, tetraidroarmina) ed hanno di per sè deboli proprietà allucinogene.

L’Ayahuasca è una bevanda che rappresenta un esempio di simbiosi farmacocinetica, perchè è formata da due distinti tipi di sostanze allucinogene, che insieme aumentano l’efficacia.

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 Ayahuasca (Psychotria viridis + Banisteriopsis caapi). 4
La DMT è contenuta anche in altre piante amazzoniche, nei semi della Anadenanthera peregrina e nella corteccia degli alberi di Virola.
Anadenanthera peregrina
Virola

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Ayahuasca (Psychotria viridis + Banisteriopsis caapi). 5
Gli effetti della DMT hanno breve durata ma sono potenti.
    Fumata, la DMT causa un’esperienza allucinatoria che raggiunge il picco entro 2-4 minuti e recede completamente entro 20 minuti, per cui negli anni ’60 veniva chiamata il “business-man’s trip”.

Gli effetti acuti dell’Ayahuasca assunta  per os raggiungono il picco nella prima ora dopo l’ingestione, durano 3-4 ore e sono accompagnati da nausea e vomito di notevole intensità.

Questi ultimi effetti (purging) avrebbero per coloro che assumono l’Ayahuasca come sacramento nelle cerimonie religiose il valore di una purificazione spirituale e di una disintossicazione fisica.

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Ayahuasca (Psychotria viridis + Banisteriopsis caapi). 6
Attualmente, molti nativi dell’America Latina (Brasile, Colombia e Perù) continuano ad usare  l’Ayahuasca con finalità tradizionali e sciamaniche, e fedi sincretistiche, praticate anche al di fuori dell’Amazzonia, mischiano tali credenze al Cristianesimo, in particolare la Chiesa del Santo Daime e la Chiesa della Uniao do Vegetal.

Sia dalle popolazioni tradizionali che dagli adepti di queste religioni sincretistiche l’Ayahuasca viene considerata una medicina importante, usata tra l’altro nella cura dell’alcolismo e della dipendenza da droghe.

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N,N- Dimetiltriptamina (DMT)
Desmanthus illinoensis
Phalaris aquatica o tuberosa
Phalaris arundinacea
 La DMT può essere estratta anche da piante comuni, che crescono
   in luoghi diversi dalla giungla amazzonica.
 Queste piante hanno un contenuto di DMT superiore alla Psychotria
   viridis.

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Beta-carboline (harmine, harmaline, tetraidroarmine)
Oltre la Banisteriopsis caapi anche altre piante contengono β-carboline MAOI usate per preparare infusi simili alla Ayahuasca.
Passiflora incarnata
Peganum harmala

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Peyote

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Peyote (Lophophora williamsii). 1
La nostra conoscenza del Peyote risale alla conquista del Messico da parte di Fernando Cortez (1485-1547).

Si riteneva che l’uso del Peyote mettesse le persone in contatto col mondo degli spiriti e che coloro che lo mangiavano fossero in grado di predire gli attacchi del nemico e le fortune future.

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Peyote (Lophophora williamsii). 2
Il Peyote è un cactus originario delle zone desertiche lungo il confine tra Texas e Messico, ma si può coltivare quasi dappertutto.

Il Peyote contiene più di 60 diversi alcaloidi, ma il suo principale costituente attivo è la mescalina (β-3,4,5-trimetossifeniletilamina), somigliante come struttura alle amfetamine allucinogene e come azione agli indoli allucinogeni e alla psilocina.

Ogni bottone del Peyote contiene circa 45 mg di mescalina: circa 6-12 bottoni costituiscono una dose allucinogena.

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Peyote (Lophophora williamsii). 3
Il Peyote viene sbucciato e mangiato fresco, secco o in polvere, oppure la polvere secca viene preparata come un tè o viene mischiata in acqua.

Il Peyote non viene mai fumato. Il suo sapore amaro e acre è rinomato.
   Gli effetti insorgono rapidamente, entro 1-2 ore dall’ingestione, possono durare fino a 12 ore e comprendono sintomi secondari a stimolazione neurologica e simpatica: ilarità, intense allucinazioni visive, tachicardia, ipertermia, atassia, rossore del volto, sudorazione e piloerezione.
   Spesso si hanno nausea, vomito e crampi addominali, che precedono le allucinazioni.
   Come accade con l’LSD, spesso si verificano flashbacks.

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Peyote - Mescalina. 1
I primi studi scientifici degli effetti della mescalina sull’animale e sull’uomo, condotti nel 1920 da Kurt Beringer (1893-1949), che fu amico di Carl Gustav Jung e di Hermann Hesse, furono pubblicati nel 1927 nel libro Der Meskalinrausch (L’ebbrezza mescalinica).

É stato ipotizzato che alcune scene del cartone animato di Walt Disney, Fantasia (1940), siano state ispirate proprio dagli studi di Beringer.

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Peyote - Mescalina. 2
Il Peyote viene tuttora consumato soprattutto nel corso delle cerimonie religiose dai membri della Native American Church (NAC), la Chiesa Americana dei Nativi.

Osage Peyote Man

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Peyote - Mescalina. 3
La mescalina si ritrova non solo nel Peyote, ma anche in altri cactus, quali il Cactus di San Pedro (Trichocereus pachanoi) e nella Torcia peruviana (Trichocereus peruvianus), il primo dei quali contiene 0.33%-2.4% di mescalina e può essere acquistato online.
Trichocerus pachanoi
Trichocerus peruvianus

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Salvia

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Salvia (Salvia divinorum). 1
La Salvia divinorum è un’erba perenne della famiglia delle Labiateae (la famiglia della menta) originaria della regione della Sierra Mazateca di Oaxaca in Messico.

É la pianta che contiene la sostanza psicoattiva naturale più potente che si conosca.

Di tutte le quasi mille specie di salvia esistenti nel mondo, nessuna ha infiammato l’immaginazione quanto la  Salvia divinorum.

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Salvia (Salvia divinorum). 2
La Salvia divinorum è da tempo immemorabile utilizzata dagli indios Mazatechi della regione di Oaxaca per riti religiosi di divinazione e di cura e dalle comunità sciamaniche, assieme ad altre piante o funghi allucinogeni, per la ricerca di un contatto con le divinità.

Si usano le foglie fresche e vengono preparati dei bocconi, che vanno masticati fino a quando non si manifestano le visioni. Oppure le foglie vengono spremute per ottenerne un succo da bere.

Il suo uso ha lo scopo di individuare le cause di una malattia o di scoprire l'autore di un crimine oppure di ritrovare degli oggetti smarriti.

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Salvia (Salvia divinorum). 3
Le allucinazioni indotte dalla Salvia divinorum sono solitamente visive, uditive e tattili con visioni di superfici bidimensionali, ritorni a luoghi del passato (soprattutto dell’infanzia), sensazioni di movimento, di perdita del corpo o della propria identità, risa isteriche e incontrollabili e distorsioni della percezione della realtà.

Gli effetti non sono considerati piacevoli e la maggior parte delle persone che l'hanno provata, hanno dichiarato che non desiderano rifare quell'esperienza.

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Salvia (Salvia divinorum). 4
I costituenti principali della Salvia divinorum sono stati identificati nei diterpenoidi neoclerodanici Salvinorina A e B.

Il costituente attivo è la Salvinorina A, che si differenzia dagli altri allucinogeni dal punto di vista della struttura, ed è un potente agonista selettivo del recettore κ degli oppiodi.

Nell’uomo una dose fumata di 200-500 μg produce intense allucinazioni, che durano circa un’ora.

La potenza di questa sostanza naturale è simile a quella dell’allucinogeno sintetico LSD.
Salvinorina A

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Salvia (Salvia divinorum). 5
Da non molto tempo tra i giovani è invalso l’uso di fumare le foglie o estratti di foglie di questa pianta a scopo ricreazionale per indurre potenti allucinazioni.

Da alcuni anni è una sostanza proibita in paesi come l’Italia, la Danimarca e l’Australia.

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Stramonio

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Stramonio (Datura stramonium). 1
La Datura s. è originaria del Nord America, ma si ritrova in tutto il mondo lungo le strade, gli argini dei corsi d’acqua o nei giardini come pianta ornamentale.

In inglese è chiamata Jimson weed, contrazione di Jamestown weed, termine utilizzato nel 1676 a Jamestown in Virginia in seguito all’ingestione della Datura da parte delle truppe britanniche, ivi inviate a soffocare la Ribellione della pancetta (Bacon’s Rebellion).

E’ anche chiamata tromba del diavolo (devil’s trumpet), mela spinosa (thorn apple) e erba della luna (moon weed).

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Stramonio (Datura stramonium). 2
La Datura s., come tutte le piante appartenenti alla famiglia delle Solanacee, contiene gli alcaloidi del tropano iosciamina, atropina e scopolamina (ioscina) in quantità decrescente.

I semi costituiscono la parte più potente della pianta, seguiti dalle radici, lo stelo, le foglie e i fiori: bastano una decina di semi per avere un’azione psicotropa.

L’intossicazione da stramonio si presenta clinicamente con i sintomi tipici dell’avvelenamento anticolinergico, già descritti a proposito dello giusquiamo.

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Tromba dell’angelo

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Tromba dell’angelo (Brugmansia). 1
La Brugmansia, pianta solanacea molto simile alla Datura s. , è stata usata per centinaia d’anni nelle Ande e nelle regioni occidentali dell’Amazzonia per comunicare con gli antenati, scoprire tesori nascosti e curare i malati.

Nelle tribù colombiane Chibcha bevande fermentate di semi di Brugmansia venivano somministrate alle mogli e agli schiavi dei capi tribù per indurre uno stato stuporoso prima di bruciarli vivi assieme al capo deceduto.

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Tromba dell’angelo (Brugmansia). 2
Come accade per le altre solanacee, la Brugmansia in genere viene ingerita come parti integre della pianta o sotto forma di infuso.

Un dosaggio psicoattivo corrisponde a quattro foglie o all’infuso di un fiore.

Midriasi e stato confusionale allucinatorio (delirium) costituiscono i sintomi più comuni, che nella maggior parte dei casi non sono molto gravi e richiedono solo sedazione e assistenza generale.

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Grazie dell’attenzione

 

Giuseppe Zanda - Medico psichiatra e psicoterapeuta - Via Consani 80 - 55100 Lucca